Viaggiamo per quasi due giorni, prendiamo un aereo da Venezia, poi Ny, poi Salt Lake.
Arriviamo a NewYork in un volo senza niente da raccontare, se non le interminabili ore di volo in cui abbiamo visto ogni possibile e più improbabile film in qualsiasi lingua.
Atterriamo, immancabile controllo immigrazione, ritiriamo i bagagli per fargli fare il cambio di aereo,
e qui, qualcosa ci insospettisce: praticamente usciamo dal’aeroporto, arriviamo davanti al checkin dove 5 addetti impazziti cominciano ad urarlare orari a caso, “chi è 7? chi 6.21 ?”.
Davanti a loro un mare di valige, la gente passa, lascia la valigia come se nulla fosse e va al Gate del proprio aereo.
Da bravi italiani lasciare il nostro bagaglio in un corridoio a gente che urla cose a caso ci sembra un po strano, ma se lo fanno gli indigeni allora possiamo farlo anche noi.
Cosi lasciamo tutto li e andiamo al Gate dove mangiamo il primo Hamburger sul suolo americano (è un rito che va fatto appena mettete piede in USA).
A NewYork ci fermiamo almeno 2 ore a gironzolare sulla pista, in decollo siamo il numero 15, quindi quello che doveva essere un volo di cinque ore diventa di più di 7. Però almeno a bordo abbiamo il wifi, che non funziona. La temperatura del condizionatore è fissata a -10, ma il panorama fuori dal finestrino è meraviglioso (buio totale).
Arriviamo a Salt Lake intorno a mezzanotte, come le vere principesse, convinti che ci fossero tutte le macchine fuori ad aspettarci con tanto di autista,…invece no.
C’erano due personaggi usciti da un cartone animato, lui basso pelato e secco, l’altro alto e con un peso a occhio di 300 kg.
Ci guardano come se fossimo appena arrivati da Marte, dopo un’ora abbiamo le chiavi delle macchine.
Il resto del tempo lo abbiamo passato ad urlare guidando delle macchine a metà tra un SUV ed un camion.
Domani mattina partiremo alle 9.00 locali, andiamo a prenderci il nostro primo pezzo di America.