Un sole pallido passa attraverso le stalattiti di ghiaccio attorno all’edificio dove sono tutte le nostre stanze d’albergo al Bryce Canyon.

E fa veramente freddo quando, alle 8:30 del mattino, lasciando in camera le valigie, prendiamo le auto ed entriamo a Bryce.
Con soli pochi passi, ci si avvicina ad una meravigliosa vista su una distesa infinita di piloni di roccia rossa, sbiancati sulla cima dalla neve.
Ci incamminiamo all’interno del parco, facendo attenzione a non scivolare ad ogni passo sul sentiero ghiacciato, scattando contemporaneamente milioni di foto e, sempre contemporaneamente, tirando palle di neve a destra e a manca.

Purtroppo il nostro giretto tra le rocce rosse finisce presto: bisogna fare il check out in albergo prima che ci addebitino un’altra notte e partire di buon ora.

Il percorso di oggi ha una sola meta: Salt Lake City.

Puntiamo i musi delle auto in direzione nord e via sparati sulla 15.
Ci sono volute ben cinque ore, infinite patatine e schifezze per tenersi svegli, ciaccole e risate nelle macchine per raggiungere la capitale dello Utah in tempo, alle cinque del pomeriggio.

Appoggiamo le valigie in camera, cambiamo i vestiti da neve con quelli “civili” e subito ci incamminiamo a piedi per il centro città.
Un paio di isolati e finalmente entriamo nella Vivint Arena, la casa degli Utah Jazz che giocheranno contro gli Orlando Magic.
Abbiamo i biglietti in piccionaia, ma assistere ad una partita di NBA è comunque un’esperienza incredibile: uno spettacolo entusiasmante, fatto per divertire e intrattenere qualsiasi spettatore, anche chi magari di noi non è un gran appassionato.

Ne usciamo gasati (i Jazz hanno vinto di quattro punti al fotofinish), sorpresi, divertiti e grati di questa esperienza americana, che serviva tanto al nostro animo dopo una giornata impegnativa.
Ora nanna, che domani dovremo fare mille mila chilometri…
strano!