SCRITTO DA SILVIA / MARCO / MATTEO / RICCARDO
Il sole sorge a Bluff, in un paesaggio western sbiancato dalla brina della notte. Era una domenica come le altre, non fosse stato che il nostro bellissimo hotel non aveva la colazione inclusa.
Quindi, dopo uno splendido risveglio in mezzo al nulla, verso le 8.15 (per chi prima, per chi dopo) parte la missione “colazione” che termina con il nostro arrivo ad ondate nell’unico ristorante della città, con l’aria proprio della casa dei Flintstones.
Il gestore, nonostante il trauma dell’orda di persone in arrivo con sguardo famelico, cerca di fare del suo meglio (da solo). Abbiamo visto uscire addirittura qualcuno dalla cucina per non tornare più. Da un lato probabilmente gli abbiamo fatto l’incasso di tutto il mese, dall’altro, per riversare il suo malessere interiore, il gestore decide di farci pagare un conto unico con singola transazione. Da notare: eravamo in 35! Ed il conto ammontava a 722$ (LiMortacciSua!)
Avviso alle prossime generazioni di viaggi: dividere il conto senza fare alla romana è un parto.
Dopo aver pagato, e con più di un’ora di ritardo sulla tabella di marcia, finalmente si riparte alla volta della Valle degli Dei dove si sa, per la folta partecipazione veneta a questo viaggio le bestemmie sono d’obbligo.
Il percorso sterrato, man mano che procediamo, diventa sempre più suggestivo e nonostante ci fossero quei settecento gradi sotto zero, molti hanno optato per godersi il paesaggio fuori dal finestrino.
Tra drifting e guide spericolate (e qualcuno di noi che ha deciso di inseguire di corsa le mucche al pascolo) riusciamo ad uscire indenni dalla valle.
A quel punto, dopo una veloce fermata a Kayenta per mangiare, abbiamo fatto una tirata no-stop di 100 miglia per raggiungere Page prima del tramonto.
Alle 16.45 arriviamo al parcheggio.
Dopo una breve camminata ci ritroviamo davanti ad un panorama mozzafiato: sotto di noi si distende l’Horseshoe Bend.
Davanti a questo maestoso monumento naturale lo stupore non ha potuto che prendere il sopravvento sulle nostre emozioni.
In mezzo al niente, sul bordo di un dirupo, non è stata la paura a farsi sentire, piuttosto è stato come riuscire a respirare dopo tanto tempo. Nel silenzio, è stata la serenità a vincerci, come non esistesse null’altro al mondo se non quello che avevamo davanti agli occhi.
Saremmo rimasti lì per sempre ma, prima dell’arrivo del buio, in modo da non rischiare spiacevoli incidenti, siamo tornati alle macchine e ci siamo diretti all’ultima tappa della giornata: l’hotel. Con un bagno in piscina la giornata sarebbe stata memorabile… purtroppo è esterna e ci sono i pinguini che ci ballano sopra. Poco male, almeno la colazione è inclusa.
Per oggi nessun one day one kill.
(Forse)






















































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