Bryce alle 7 del mattino di inizio luglio è come essere a 3000 metri sulle dolomiti. Ghiaccio.

Partiamo prestissimo perché oggi dobbiamo fare tanti, tantissimi chilometri.

La macchina 1 di oggi è Akira. Ci porterà lungo la 12, una delle strade panoramiche più belle dello Utah.

E già dopo solo pochi chilometri scopriamo che è tutto vero, immersi in un paesaggio sconfinato fatto di rocce rosse, praterie, pascoli a perdita d’occhio.

Ci fermiamo dopo neanche un’ora alle Lower Calf Creek Falls. Parcheggiamo i nostri otto bestioni a bordo strada solo come i veri italiani sanno fare e ci mettiamo in marcia.

Camminiamo tantissimo nella gola di un canyon rosso enorme, passando tra cespugli dai profumi nuovi, costantemente sotto il sole che picchia, ciaccolando del più e del meno.

Alla fine della gola finalmente ecco la cascata.

Rimaniamo un’ora ad ammirare la potenza dell’acqua che casca da più di cinquanta metri di altezza, finendo in un laghetto incorniciato da rocce rosse e natura.

L’acqua è gelida, ma non ferma molti di noi per buttarsi e fare il bagno.

Rientriamo al parcheggio facendo altri mille mila chilometri a piedi sotto il sole cocente, vaneggiando e discutendo quali sono gli animali guida di ognuno.

Ci rifocilliamo mangiando hamburger spaziali in un grill non lontano dalle cascate e riprendiamo il nostro viaggio.

La strada 12 ci insegna come nello Utah e in tutta l’America, il paesaggio cambia così repentinamente che un secondo ti trovi su Marte, quello dopo in Austria.

E quando fai passare a tutto volume Morricone, mentre ti guardi attorno sfrecciare tra giganti di roccia rossa e grigia, imponenti come cattedrali, pensi a quanto siamo piccoli e insignificanti rispetto alla bellezza del nostro mondo.

Ci fermiamo tra le montagne grigie, in uno spiazzo sterrato pieno di segni di gomme. Non ci pensiamo due volte.

Lanciamo le macchine a tutta velocità, sgommando come forsennati, prendendo dune e saltando. Ci divertiamo come pazzi, assaporando la libertà di un posto infinito.
Usciti dallo spiazzo, facciamo fatica a trovare un centimetro delle auto, sia dentro che fuori, completamente imbiancato dalla polvere.

Ma non ne abbiamo abbastanza. Pochi chilometri e ancora deviazione nel nulla.

Il paesaggio è cambiato ancora e attorno a noi si staglia un paesaggio rosso fuoco. Siamo letteralmente su Marte.

Ci fermiamo a scalare le dune di roccia colorata giusto in tempo per assaporarci il tramonto sull’infinito, trattenendo a stento le lacrime.

Che giornata incredibile.