Che nome strano da dare ad un post. Ma capirete il perché.
Cominciamo da dove ci eravamo lasciati: Las Vegas.
Ovviamente come da tradizione non possiamo proprio dirvi cosa è successo in queste due notti nella città che non dorme mai. Possiamo solamente farvi immaginare con questa foto scattata da una delle nostre stanze.

Ci troviamo alle 11 in hall per ripartire. Ci siamo tutti: chi ne è uscito più povero, chi più ricco, ma sicuramente tutti con un’esperienza difficile da dimenticare.
Vista l’anda molto stanca, decidiamo di non tirare oggi ma fermarci in un paesino appena fuori Vegas e non distante dalla Death Valley, l’obbiettivo di domani.
Ma prima tappa alla famosa insegna di Las Vegas con venti minuti di coda sotto il sole cocente, nascondendoci nell’unico metro e mezzo quadrato di ombra nell’attesa.
Ci fermiamo a pranzo fuori città, in un diner molto speciale a fianco ad una concessionaria di Mustang. Mangiamo hamburger giganti, anelli di cipolla unti e panini grassi.
Ne usciamo forse più abioccati di quanto lo eravamo prima di entrare.
Mentre un paio di noi fanno un salto in aeroporto per cambiare Challenger che non ha retto alla nostra piccola gitarella nel lago salato, tutto il gruppo si sposta in direzione della Death Valley.
Basta solamente qualche minuto di strada uscendo da Las Vegas perché dai palazzoni scintillanti si passa alle villette, alle baracche ed infine al puro ed immenso deserto.
Guidiamo un’oretta per arrivare a Parhump, paesino che ormai abbiamo imparato a conoscere in altri viaggi. Usciamo dalle macchine nel caldo aggressivo, prendiamo le stanze e ci buttiamo in pisc…. no.
Andiamo tutti in lavanderia.
C’è una laundromat dall’altra parte della strada. E quando ne si varca la porta, sembra di essere proiettati in un milione di film visti da una vita.
È surreale ma allo stesso tempo molto tenero vederci tutti quanti in un posto del genere.
Abbiamo imparato a conoscerci nei deserti, in camminate al limite della sete, affrontando incoscienti dune di sabbia con le auto e sfidandoci nel sale… ma alla fine essere squadra significa anche buttare insieme in lavatrice magliette e mutande sporche, per riuscire ad avere cambi sufficienti ed arrivare puliti alla meta finale.
Cominciamo a ricordarci i nomi di tutti. Scherziamo insieme e ascoltiamo musica in piscina. Parliamo del più e del meno con chiunque ci capiti, perché i gruppetti che erano partiti all’andata stanno cominciando pian piano ad amalgamarsi. Può essere sembrata una giornata povera, in confronto ai canyon e deserti… ma non è così.
La vecchietta della lavanderia ci aveva consigliato un posto dove si mangia e si balla country per la serata.
Buco nell’acqua, la bettola a cui arriviamo fa musica solo il venerdì e non sembra un posto molto raccomandabile.
Ceniamo al casinò accanto, mangiando piatti giganti e spendendo una miseria. Non tutte le spighe alla fine vengono per nuocere.
Volevamo andare a vedere le stelle, ma forse dopo Las Vegas, quello che veramente vogliamo vedere è solo il letto dell’albergo.
Ci riproveremo domani.




















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