L’aereo da Venezia decolla alle sei del mattino. Forse il 10 percento di noi si accorge sia del decollo che dell’atterraggio.
Il resto si è svegliato con il collo bloccato dovuto alla combo posizione sonno inumana e il freddo polare che spirava dalle bocchette dell’aria.
Ma siamo ad Amsterdam. Uno dei più grandi aeroporti d’Europa.
Se non fosse che il mondo ha deciso di andare in vacanza di mercoledì. Alle 8. Tutti a Las Vegas evidentemente.
Micro cappuccino per resettare l’orologio biologico e altri simpatici 50 minuti di coda nella bolgia per un controllo passaporti.
L’aeroporto è enorme. Ci perdiamo almeno quattrocento volte. E scopriamo oltretutto che il Gate F5 è una combinazione di geroglifici che non vengono visti da tutti anzi, ti fanno disimparare il numero 5. Passi da 4 a 6.
Ma ci siamo tutti. Forse.
E ci godiamo queste simpatiche tre ore di sonno al gate. Forse.
E poi finalmente prenderemo un aereo per gli… Forse.
Non ci siamo ancora arrivati a questo, meglio non sfidare troppo la sorte.








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