Normalmente si va da A a B, si decide una destinazione, si monta in macchina, si parte, si arriva.
Funziona cosi normalmente.
Quasi sempre.

C’è un piccolo dettaglio che però sfugge qualche volta, che il viaggio in se stesso è molto importante, più della destinazione.

Nella vita “reale”, non tutto va come si è previsto, anzi, quasi mai.
Vuoi fare l’architetto, e poi negli anni finisci a fare il pasticcere, vuoi aprire una palestra, e poi diventi avvocato.
La vita è un casino, uno pianifica, si prepara, si allena, si immagina…poi tutto cambia, e tutto diventa tutt’altro.

Questo viaggio serve a questo tra le altre cose: far capire che il viaggio è MOLTO più importante della destinazione.

E lo facciamo prima in maniera delicata: “guarda su google map, quanto tempo ci mettiamo dal punto A al punto B ?” “c’è scritto 2 ore”…”allora conta il doppio, almeno 4”

Ed i primi giorni sono sempre occhi sgranati, e nella testa lo stesso pensiero “ma se c’è scritto 2, perchè ci devo mettere 4 ore ?”

Poi calchiamo sempre di più la mano: imbocchiamo sterrate a caso, sentieri improbabili, ci fermiamo in ogni posto che attiri anche solo lontanamente la nostra attenzione.

Oggi è toccato ad un piccolo fiume, subito dopo una microcittà improvvisata in un quartiere con dei pazzi criminali assassini.

Parleremo del fiume, i pazzi assassini li racconteremo un’altra volta.

La prima deviazione alla ricerca del fiume ci ha portati dentro uno sterrato che ha rischiato di far cappottare una delle macchine…e quindi, non benissimo.
Ma non si demorde, dobbiamo mettere i piedi dentro l’acqua.

Cerchiamo un altro spiazzo, lo troviamo 10 km più avanti, parcheggiamo e arriviamo fino al fiume…dentro il fiume…in mutande.

A 50 metri dei tipi hanno improvvisato un’altalena con delle corde su di un albero, che li lancia diretti nel fiume…e non vuoi provare a lanciarti nel fiume dall’altalena ? vogliamo.

Per farla breve: conosciamo dei messicani, con i quali ci lanciamo dall’altalena direttamente nel fiume, ai quali rubiamo praticamente tutto il cibo, facciamo innamorare la loro nonna di 200 anni, cantiamo tanti auguri in italiano, messicano e forse qualche altra lingua, ceniamo insieme a loro, e finiamo in un locale messicano nonsappiamodove a ballare tutti insieme musiche messicane improvvisando trenini con chiunque compresi i gestori di quell’improbabile locale fino a tardissima notte inoltrata, ridendo, scherzando, facendo gare di breakdance e ballando guancia a guancia con la nonna di 200 anni e messicani tatuati dalla testa ai piedi.

Il viaggio. è molto più importante della destinazione. Dovevamo arrivare in albergo, e invece, abbiamo vissuto un giorno incredibile, solo perchè abbiamo scelto di goderci il percorso.

è cosi che deve essere anche appena torneremo a casa: il viaggio è quello che conta, un giorno alla volta, per il resto della vita.