Quando sei in macchina per centinaia di miglia al giorno, con altre persone quasi “sconosciute” che non hai scelto tu come compagni di viaggio, devi parlare.
Puoi stare un’ora a guardare il panorama, forse un’altra ora a sentire musica in silenzio, ma alla fine devi parlare.
Non puoi scappare da questa cosa, la macchina è troppo piccola e fuori c’è troppo deserto pieno di niente per poter cercare di evitare le parole.
Inizi a chiedere, inizi a raccontare…e le prime domande sono sempre le più difficili: “cosa hai fatto ? come mai hai deciso di .. ?”.
Poi all’improvviso tutto cambia, inizi a sentire meno musica e più parole.
Inizi a ridere di più, o a stare meno in silenzio, inizi a dire cose che probabilmente hai detto a poche persone.
Inizi a capire gli altri, e capisci che forse non sei l’unica persona ad avere quei problemi, anzi, quella che sembrava non ne avesse ne ha 10 volte i tuoi.
Cambiano i rapporti, cambiano le scelte di viaggio.
Cambia tutto all’improvviso.
E il viaggio inizia a diventare un viaggio e non una meta.
Non importa dove si è diretti, il tempo cambia e ci si inizia a godere l’attimo, e, soprattutto, inizi ad aprirti agli altri.
Le parole sono potenti.
Quindi oggi, in preda a questo momento filosofico,
ci siamo fatti 4 ore di camminata sotto 1000 gradi per andare a vedere un arco modellato non si sa come nella roccia, arrampicandoci e improvvisandoci esperti scalatori,
Ci siamo fermati ai bordi della strada in una roccia che sembrava il regno del signore degli anelli, dovendola scalare per forza perchè ormai siamo tutti scalatori.
Siamo finiti in una installazione di ricercatori per la sopravvivenza su marte, in un posto che sembrava davvero marte dopo uno sterrato che nemmeno il rover curiosity ha mai fatto…e colti da tanta bellezza, ci siamo messi a giocare a schiaccia sette davanti agli scienziati…a 40 gradi all’ombra, chiedendo a delle cinesi che erano tutte prese dalla ricerca se volevano fare “italia cina a pallavolo”.
Siamo andati a vedere delle colline che sembravano fatte di liquido solidificato con colori che non credo esistano sulla terra…e le abbiamo dovute scalare fino in cima, siamo scalatori, ricordate ?
Non contenti dello sterrato e dei panorami mozzafiato, abbiamo deciso di vedere chi di noi cappottava per prima una macchina in improbabili lezioni di drift e di curve su paraboliche di un’altezza assurda.
non ci siamo riusciti: nessuno si è cappottato.
ma non ci diamo per vinti, abbiamo ancora 12 giorni.
La sera solito albergo nel nulla, ma questa volta buonissima cena seduti nei tavolini fuori da un benzinaio, chiacchierando e commentando tutta l’improbabile popolazione che frequenta il sabato sera l’unico benzinaio aperto in un posto che non credo ci sia nemmeno sulle mappe.
































































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