Scritto da Daniele: instagram link
Un’altra giornata era appena cominciata, o meglio, doveva ancora cominciare. Ci svegliammo tutti quando fuori era buio, dentro le accoglienti camere dell’hotel Best Western Canyon Lands; tra facce spente e chi si era divertito un po troppo la sera prima ci avviammo per andare in escursione, pronti ad affrontare una giornata che sarebbe durata più delle altre.
Il Dead Horse National Park è stata la prima delle tappe, nonché luogo della prima alba a cui abbiamo mai assistito tutti assieme da quando siamo arrivati in America. Venti minuti di strada, una corsa contro il tempo ci separava da uno scenario mozzafiato. Cercammo tutti di arrivare il più velocemente possibile gareggiando contro il sole, la stanchezza si faceva sentire, ma la voglia di esplorare e di fare una nuova esperienza non lasciava nessuno di noi.
Arrivammo quindi ai piedi di una salita mediamente impegnativa, ma a cui tutti sembrava impossibile da contrastare con le uniche forze in corpo che avevamo di prima mattina senza aver fatto colazione. La luce iniziava ad illuminare le roccie più basse e pian piano ci accorgevamo che tutto intorno a noi iniziava a prendere colore, un colore caldo tipico del deserto. Alla fine del percorso ecco finalmente trovato il punto di osservazione, dove con nostra sorpresa vi era un sottile scorcio, composto da un arco quasi sospeso nel vuoto, con bordi in pietra da cui si intravedeva finalmente l’alba. Ci guardavamo in giro e sembrava surreale essere circondati da neve quando all’orizzonte vi era il deserto arido toccato dalle prime luci. Siamo rimasti ad osservare in silenzio uno spettacolo ricorrente a cui non eravamo abituati a fare da spettatori. Dopo aver scattato qualche centinaio di foto ed essersi abituati a un freddo glaciale tornammo di corsa all’hotel per poter finalmente mettere qualcosa sotto i denti o chi solo per rintanarsi al caldo nelle proprie camere.
Era mattina inoltrata e tutte le auto avevano già messo in moto i motori da un po. Ci siamo quindi allontanati lasciandoci alle spalle l’ennesimo hotel. La destinazione che avevamo puntato era quindi un mistero, nulla a cui non fossimo già abituati. Arrivammo nuovamente ai piedi di una scalata, questa volta però eravamo preparati e si era già fatta una certa, il sole era alto in cielo. Durante la camminata durata poco più di dieci o quindici minuti ci siamo imbattuti in ferrovie con binari spogli su cui viaggiano treni merci che vedi a volte solo nei film, anche se di treni neanche l’ombra, e in piani rocciosi amichevoli o talmente ripidi da obbligarti a rallentare per arrivare tutto intero; tutto ciò fino a raggiungere un enorme arco in pietra, il Corona Arch, situato nei pressi di Moab.
Il paesaggio offriva a ognuno un modo diverso di vivere la sua maestosità, tra l’ombra proiettata sulle rocce dove alcuni dei nostri si fermarono a riposare, a enormi pareti rocciose e piani dove sedersi o correre solo per ammirare la propria insignificatezza messa a confronto con delle opere milionarie createsi nel tempo grazie al solo impegno di madre natura.
E così, dopo aver corso, saltato, osservato, parlato e riposato, ecco che tutto dun tratto eravamo di nuovo in macchina, con il vento fra i capelli e una sete bestiale.
Era ormai arrivata l’ora di pranzare e appena raggiunti i primi fast food ecco che i nostri occhi si posarono su due “vincitori” in particolare: Wendy’s e un ristorante italiano sotto consiglio di Marco di cui ora francamente mi sfugge il nome.
Dopo esserci rimpizzati per bene ecco che la macchina uno venne rieletta, e questa volta capitava proprio ad Akira, proprio alla nostra auto. Cercammo subito di definire il tragitto e salimmo in macchina senza aspettare un secondo, destinazione Las Vegas.
…Durante ben tre ore di guida ininterrotta cercammo di ammazzare il tempo con un po di musica, qualche gioco stupido e le famose radioline che ci permettevano sia di dare indicazioni utili agli altri o semplicemente tenerci tutti in contatto e divertirci con qualche stupidaggine come barzellette, freddure o giochi per così dire da viaggio in
macchina si rivelarono le nostre migliori amiche.
Ebbene infine siamo arrivati tutti molto stanchi a metà tragitto verso la meta finale, ad aspettarci l’hotel Quality Inn e un letto caldo.
Domani è il grande giorno, domani saremo a Las Vegas; tutti non stiamo più nella pelle, ma ora appreziamo un po di pace e serenità, e mettendoci a dormire attendiamo impazienti l’arrivo di un nuovo giorno, l’inizio di una nuova avventura…
Related posts
Post del viaggio
- 4 years agoCasa.6 min read 847 km
- 4 years agoGiorno 14 e 15 – La Città2 min read 678 km
- 4 years agoGiorno 13 – Le Onde.1 min read 542 196 km
- 4 years agoGiorno 12 – L’oceano5 min read 800 402 km
- 4 years agoGiorno 11 – Il viaggio3 min read 542 355 km
- 4 years agoGiorno 10 – La tranquillità3 min read 454 420 km
- 4 years agoGiorno 9 – Il mistero5 min read 580 343 km
- 4 years agoGiorno 8 – Le luci1 min read 408 210 km
- 4 years agoGiorno 7 – La meraviglia4 min read 561 km
- 4 years agoGiorno 6 – Il nulla2 min read 689 478 km
- 4 years agoGiorno 5 – I colori3 min read 617 440 km
- 4 years agoGiorno 4 – Il silenzio1 min read 716 50 km
- 4 years agoGiorno 3 – L’immenso3 min read 596 365 km
- 4 years agoGiorno 2 – Le basi.2 min read 469 255 km
- 4 years agoPrimo Giorno9 min read 624 km
- 4 years agoRegole del BigTour2 min read 664 km
- 4 years agoBack to the Journey1 min read 325 km