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Ore 9:00. Tutti pronti varchiamo la soglia dell’hotel di Ridgecrest per ripartire, ma ci fermiamo a chiacchierare con un gruppo di amichevoli motociclisti che decide di regalarci una maglia e una bandana a testa. La giornata è iniziata più che bene. 

Ore 9:30. Partiamo con il sorriso sulle labbra con destinazione Mojave, ma decidiamo di fare una deviazione per andare a vedere la location di una delle scene di Jurassic Park nel Red Rock Canyon State Park. Siamo circondati da rocce e sabbia: cerchiamo fossili di dinosauri, invece troviamo dei bossoli di proiettili che portiamo con noi come souvenir, tutto ovviamente accompagnato da versi preistorici e animaleschi. Ci godiamo lo spettacolo di un gruppo di dune buggy che ci sfreccia davanti e ci affrettiamo a ripartire: abbiamo una cosa importantissima da fare. Riprendiamo lo sterrato a prova di sospensioni che ha fatto particolarmente divertire alcuni dei piloti e ci dirigiamo, in tutta fretta, al Mojave Air And Space Port. Non possiamo assolutamente perderci l’atterraggio dell’aereo più grande del mondo: Savini non ce lo perdonerebbe.

Il nostro viaggio viene bruscamente interrotto da Meta che, intento ad osservare l’aereo passare sulle nostre macchine, perde brutalmente il cappello lungo l’autostrada. Ci fermiamo al volo, recuperiamo il cappello e ripartiamo in fretta e furia. Perdiamo dei pezzi per strada: Savini corre via con Akira per non perdersi l’atterraggio e Nebula si perde nel mezzo dello sterrato. Un altro cappello viene violato nel profondo: quello di Alex. Viene recuperato a sua volta e tra mille problemi riusciamo a riunirci alle macchine perdute per goderci lo spettacolo.

Ci arrampichiamo tutti sui tetti delle macchine e alziamo gli occhi al cielo: l’aereo è immenso, gigantesco, ci passa così vicino che sembra quasi di poterlo toccare. Scendiamo dalle auto: l’aereo fa un secondo giro e stavolta vogliamo goderci lo spettacolo da terra, fa quasi più impressione visto così. Quando finalmente atterra ci facciamo riconoscere e, da bravi italiani, applaudiamo entusiasti. D’altronde è cultura. 

Riprendiamo il viaggio ancora storditi dall’esperienza indescrivibile che abbiamo appena vissuto e ci dirigiamo verso il primo Subway per cibarci. 

La nostra meta è Santa Maria e decidiamo di fare un giro un po’ più lungo per goderci degli spettacoli mozzafiato: l’oceano e delle distese di aranci e colline che circondano la strada. A tratti sembra di trovarsi in Toscana, a tratti in Sicilia. Quando il panorama inizia a somigliare a La Contea del Signore degli Anelli, ci fermiamo in uno spiazzo per ammirarlo (e goderci mucche e cavalli). 

Arriviamo alla nostra destinazione e lanciamo le valigie in hotel per correre verso la spiaggia, la Avila Beach. Non capita tutti i giorni di poter vivere in prima persona una scena da film sulle spiagge della California: falò, marshmallow, birra e canzoni cantate a squarciagola. Siamo incantati dall’oceano e dal contrasto con il fuoco: se potessimo resteremmo lì tutta la notte. Il rumore delle onde accompagna i nostri canti, abbracci e chiacchiere fin quando, a malincuore, ripuliamo tutto e torniamo in hotel.

Abbiamo un altro impegno: a BigRock ha inizio la tesi e non possiamo certo perderci la presentazione. La seguiamo in diretta alle 00:30 americane pur di farne parte anche dall’altra parte del mondo. 

Siamo stanchi, ma ancora più eccitati e pronti a vivere l’avventura che ci aspetta domani.