Scritto da:

Fabrizio Pesce @brafiz95 @fabriziopesce95

Daniele Marconi @dmp_hotos

Anna Romagnollo @ollongam @llngmsk

Luca marescalco @lucamarescalco

Lorenzo Rocchi @theyluvrocchi

Ore 10, dopo aver fatto il pieno saliamo in auto diretti alla prima sosta: il Clown Motel e il cimitero di Tonopah. Nonostante potesse sembrare uno scenario da film horror, spinti dalla curiosità abbiamo visitato il cimitero, risalente al primo decennio del ‘900 (1901-1911). Prima di andarcene abbiamo dato un’occhiata al gift shop (mascherato da museo) completamente a tema clown. Dopodiché abbiamo deciso che in testa alla carovana ci sarebbe stata Challenger, quindi abbiamo dato una rapida occhiata alla mappa e siamo partiti in direzione Beatty.

Durante la tratta qualcosa nella mappa ha suscitato in noi interesse, una zona nel deserto di nome Gold Point. Dopo una rapida ricerca con quel po’ di rete che avevamo, abbiamo deciso istantaneamente di avventurarci verso questa deviazione.

Arrivati all’ingrasso del paesino, siamo stati accolti da carcasse di auto, un gran numero di oggetti arrugginiti accompagnati da un contorno western.

Notando quanto fosse adatto il nome “città fantasma”, iniziamo a girovagare qua e là affascinati da tutto ciò che ci circondava.

A un certo punto è arrivato un uomo paffuto vestito da cowboy (con tanto di pistola al fianco) a cavallo di un caddy. Un po’ confuso nel vedere 30 esseri umani in quel luogo dopo chissà quanto tempo, scende dal suo destriero e apre per noi il saloon. Appena entrati ci è sembrato di aver fatto un tuffo nel passato, in quel luogo il tempo sembrava essersi fermato. Tra una partita a biliardo e una suonata di pianoforte, facciamo amicizia col cowboy che, prendendoci in simpatia, ci offre qualche shottino di Moonshine di sua produzione. Prima di andarcene decidiamo di regalargli una maglia di BigRock e che, per concludere in bellezza, questa sarebbe diventata la location del nostro messaggio in bottiglia per il prossimo bigtour.

Ripartiamo a malincuore e arrivati a Beatty facciamo una breve pausa per un pranzo al volo e poi di nuovo al volante, destinazione Death Valley.

La prima tappa è stata Bad Water, una landa desolata ricoperta di sale circondata da montagne, sulle quali notiamo una targa che segna il livello del mare: ci trovavamo un’ottantina di metri al di sotto. Facciamo una passeggiata su quello che sembrava più territorio lunare che il nostro pianeta.

L’ultima sosta prima di dirigerci in hotel è stata il Golden Canyon, luogo che aveva in servo per noi un messaggio lasciato dai ragazzi del master precedente. Recuperata la bottiglia di frappuccino, prendiamo il contenuto: un fusibile di auto, alcuni disegni, un pezzo di plastica, una sigaretta e una nota scritta a penna. Ci riuniamo a cerchio per leggerla per poi, come da tradizione, bruciarla.

Stanchi morti saliamo nuovamente sulle auto e partiamo per Ridgecrest, California. Una volta arrivati e fatto il check in, la fame ha preso il sopravvento e ci siamo diretti nell’unico posto aperto dove mangiare per poi ritirarci stanchi morti ma felici per la giornata appena trascorsa.

Ps. Ci siamo ricordati di chiedere al cowboy come si chiamasse solo mentre stavamo per andarcene, il nome però non ve lo diciamo 😉