Alba:
Descrivere il BigTour non è affatto facile. Come mettere per iscritto ciò che si è vissuto? Per una persona che avrebbe voluto sempre viaggiare all’estero, ma per un motivo o per un altro non ha mai potuto, dare il via all’esplorazione con un viaggio intercontinentale – e lungo due settimane – l’impatto è stato ancora più forte. Eppure, è così tremendamente difficile descrivere a parole un’esperienza tanto incredibile. Quando ci ripenso, da un lato mi sento fuori luogo nel mondo “normale”, dall’altro non riesco a credere di aver davvero vissuto qualcosa di così meraviglioso e assurdo. Abbiamo visto luoghi immensi, mozzafiato, ci siamo sfidati continuamente, abbiamo superato i nostri limiti, ci siamo trovati, persi e  ritrovati di nuovo. “Per trovare la propria strada, bisogna prima perdersi”. Cavolo se è vero, quante volte ci siamo smarriti… eppure ci siamo sempre ritrovati, insieme. Abbiamo scoperto noi stessi e gli altri: come persone, amici, compagni di viaggio, compagni di vita. Non mentirò: non sempre è stato facile, anzi… non lo è mai stato. Abbiamo attraversato un percorso a ostacoli dall’inizio alla fine. Tra di noi abbiamo anche discusso, a volte, come è inevitabile che accada in una grande famiglia: perché sì, questo siamo diventati alla fine, una famiglia che ha affrontato ogni problema insieme, porgendosi la mano e con un sorriso sulle labbra. Abbiamo vissuto delle esperienze uniche, con le lacrime agli occhi e le dita tremolanti, ma lo abbiamo fatto insieme. “If you want to go fast go alone. if you want to go far go together”, niente di più vero: se si vuole capire appieno frasi simili bisogna prima viverle sulla propria pelle e inciderle nella propria anima. Il mio cuore è rimasto lì, dall’altra parte del mondo, con quelle persone. Ora però c’è una differenza: loro le porto con me, così come tutto quello che abbiamo visto e vissuto insieme. E so una cosa: da quella parte del mondo ci sono finalmente stata e prima o poi ci tornerò, portando tutto dentro di me. Grazie, compagni miei, dal più profondo del cuore.

Pesce:

Le ultime sono state due settimane incredibili, qualcosa di irripetibile ed unico. Ho avuto la possibilità di scoprire nuovi aspetti dei compagni che già conoscevo, ma soprattutto ho avuto la possibilità di formare amicizie con persone con cui probabilmente non avrei avuto modo di parlare senza questo viaggio.

Sicuramente non è stato un viaggio sempre baciato dalla fortuna, basti pensare alle avventure nei vari aeroporti con le valigie apparentemente disperse, gli orari di apertura dei parchi nazionali che non sembravano avere un senso logico e le macchine distrutte tra i vari tamponamenti. Personalmente sono del parere che a volte la fortuna sia qualcosa che si può creare, e durante questo viaggio ne ho avuto la conferma! Nonostante tutte le varie problematiche non ci siamo mai dati per vinti e abbiamo sempre cercato una soluzione e il lato positivo, infatti oltre ai paesaggi mozzafiato (sognati per anni ma visti sempre e solo in foto) già in programma, abbiamo avuto modo di vedere molte location che mai avremmo immaginato esistessero. 

Siamo stati messi alla prova sia fisicamente che mentalmente, è stato un viaggio che ci ha fatto capire che spesso c’è qualcosa di inaspettato dietro l’angolo e soprattutto che quando pensi di conoscere qualcuno, potrebbe tirar fuori un diverso se stesso in base alle circostanze.

Questo viaggio non è stato un semplice roadtrip, è stata un’esperienza, una di quelle che ti aiutano a crescere e ti cambiano la vita.

Eleonora:

La prima cosa che ho pensato appena messo piede in Italia è stata: sono passati 15 giorni. Sono già passati 15 giorni.

15 giorni che sono sembrati un anno, vista la quantità di posti visitati e di esperienze vissute, ma che allo stesso tempo sono volati.

Di questo viaggio ricorderò molte cose: l’ansia collettiva prima della partenza, le mille mila ore di viaggio, le facce sbalordite dei miei compagni di viaggio ad ogni nuova vista mozzafiato, l’essere uscita dalla mia comfort zone, facendo cose che mai mi sarei aspettata, i legami che si sono creati… e non mi dilungo ulteriormente perché la lista sarebbe infinita.

Sono tornata a casa con gli occhi pieni di meraviglia, perché quando vedi posti come il Grand Canyon di sicuro non te li dimentichi facilmente.

Non dimenticherò facilmente lo stupore sui nostri volti mentre attraversavamo il deserto o mentre facevamo il nostro ingresso a Las Vegas, le lacrime che sono scese davanti ai cancelli della Pixar e alle porte della Lucasfilm, mentre pensavamo “chissà se riuscirò mai a varcare quella porta”. 

Le emozioni sono state tante, forse troppe per descriverle in poche righe, ma credo che i sorrisi nelle foto parlino più di mille parole.

Sono tornata a casa non solo con una valigia pieni di vestiti da lavare ma con un bagaglio di emozioni, che sono ben impresse nelle mente e che difficilmente se ne andranno.

Torno un po’ cambiata, un po’ più consapevole, e di questo ringrazio chi ha deciso di intraprendere con me questo viaggio e in particolare chi ha deciso di portarci dall’altra parte del mondo, dopo due anni di fermo causa pandemia, Marco e Lorenzo (o come lo chiamiamo noi Busibusibusi), mostrandoci luoghi in cui loro sono stati tante altre volte ma con l’emozione della prima volta. 

Sono passati due anni dall’ultimo BigTour e credo che non ci fosse simbolo più azzeccato della fenice per rappresentare questo viaggio.

Auguro a tutti i ragazzi che decideranno di intraprendere questo viaggio dopo di noi di viverlo appieno, godendosi ogni singola esperienza nel migliore dei modi.

Sono proprio curiosa di vedere le facce dei ragazzi del Master 34, quando vedranno dove abbiamo lasciato il nostro messaggio per loro (tanto possiamo seguirli sul blog, no?)

Sarò banale, ma questo viaggio avrà per sempre un cassettino dedicato nella memoria, con la promessa di tornare nuovamente in quella terra che fino ad un mese fa sembrava irraggiungibile.

Non nascondo che mentre scrivo tutto ciò qualche lacrima scende, perché questa esperienza già mi manca e la rifarei altre mille volte.

Benedetta:
Mai avrei creduto di poter cogliere cosí a fondo l’importanza di un viaggio, eppure sulle strade e nelle città degli stessi scrittori che più di sessant’anni fa raccontavano l’essenza di tale impresa,  posso dire finalmente di averci capito qualcosa. Il viaggio non trova compimento con lo spostamento fisico da un punto di partenza ad uno di arrivo, bensí mette in moto una serie di cambiamenti le cui conclusioni sono sconosciute e incerte nel tempo a venire, mentre ciò che li ha innescati rimane ben fisso nella memoria. Siamo tornati a vivere le nostre emozioni allo stato più semplice, privo di preconcetti, a contatto con la natura che ci ha accompagnati lungo tutta la prima parte del nostro percorso; siamo stati fratelli, genitori, compagni e rivali di noi stessi, abbiamo lavorato come una squadra, abbiamo vissuto come una famiglia. Attraverso la fatica abbiamo imparato a riconoscere i nostri limiti e a superarli perché spesso ciò che fa la differenza é un punto di vista, un’idea. Con il termine di questo viaggio non mi sento di essere arrivata da nessuna parte, al contrario penso di aver appena imparato ad aprire le ali, con una nuova consapevolezza di essere pronta a spiccare il volo verso nuove ed innumerevoli mete.